domenica 21 aprile 2013

Nanotecnologie al servizio dell'antico


La lezione di venerdì 12 aprile del corso 'storia della tecnologia', tenuta dal professor Vittorio Marchis a proposito della trattatistica medievale mi ha suscitato una questione: ma è mai possibile che le nuove frontiere della microtecnologia non possano contribuire alla preservazione dei testi antichi così che si riescano a limitare i danni causati dal passare del tempo?

La risposta a tale domanda l'ho avuta in un intervista del professor Piero Baglioni, docente di chimica e fisica e direttore del CSGI ( Consorzio interuniversitario per lo sviluppo dei sistemi a grande interfase) del campus universitario fiorentino.

Nell'intervista rilasciata il 27 aprile su 'La repubblica' egli spiega come i ricercatori del CSGI hanno realizzato due progetti per l’utilizzo di nanoparticelle di idrossido di calcio per salvaguardare dall’invecchiamento sia gli affreschi che i libri antichi.
E’ noto che la presenza di acidi nella carta è il maggior responsabile della degradazione, con conseguente perdita di informazioni e di importanti documenti storici. Molte tecniche e prodotti sono stati studiati o sviluppati allo scopo di eliminare l’acidità dalla carta, ma l’uso di soluzioni acquose di calcio, magnesio e idrossido di bario hanno dato risultati poco confortanti con diversi effetti non desiderati, a causa delle forti condizioni alcaline. Una soluzione particolarmente interessate è stata proposta dal CSGI utilizzando idrossido di calcio, un eccellente deacidificatore, il quale diventa un ottimo sistema per neutralizzare gli acidi, una volta diventato carbonato di calcio. Il progetto denominato “ NANOTECHNOLOGY FOR PAPER DEACIDIFICATION: BASIC DISPERSIONS THEIR PREPARATION AND USE IN PROCESSES FOR PAPER DEACIDIFICATION“, prevede l’uso di nanoparticelle di idrossido di calcio disperse nell’alcool, le quali penetrano nella carta offrendo una innovativa soluzione per la deacidificazione, riequilibrando il ph a 7,5-8, quota ottimale per la conservazione della carta.
Le nanoparticelle di idrossido di calcio sono state considerato anche come un’ottima soluzione per il rinforzamento dei dipinti sui muri, in quanto chimicamente e fisicamente compatibili ed in grado di penetrare nei pori del muro stabilizzando il dipinto e preservando i colori ed i tratti originali dell’opera. Sfortunatamente la poca solubilità dell’idrossido di calcio nell’acqua ha creato diversi problemi per l’applicazione della tecnica, oltre alla negativa formazione di una patina bianca sul dipinto.

Nel progetto denominato “ NANOTECHNOLOGY IN C.H.C.: CONSOLIDATION OF

FRESCOES” i ricercatori del CSGI hanno sintetizzato nanoparticelle di Ca(OH)2, ottenendo un solvente stabile. La dispersione stabile di idrossido di calcio è stata applicata con successo, durante la restaurazione del dipinto a muro da Santi Tito nella Cattedrale di Firenze.I nuovi procedimenti sono stato subito brevettati ed attualmente sono in corso esperimenti e test in diversi Paesi.
Al fine di approfondire  e di incrementare l'interesse per il binomio scienza-restauro, vi rimando alla seguente pagina:
http://www.toscanarestauro.it/pdf/scienza-dedicata-restauro.pdf#page=1&zoom=auto,0,800  , che tratta in particolare la scienza applicata al restauro delle opere d'arte nel territorio toscano.


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