La lezione di venerdì 12 aprile del corso 'storia della tecnologia', tenuta dal professor
Vittorio Marchis a proposito della trattatistica medievale mi ha
suscitato una questione: ma è mai possibile che le nuove frontiere
della microtecnologia non possano contribuire alla preservazione dei
testi antichi così che si riescano a limitare i danni causati dal passare del
tempo?
La risposta a tale domanda
l'ho avuta in un intervista del professor Piero Baglioni, docente di
chimica e fisica e direttore del CSGI ( Consorzio interuniversitario
per lo sviluppo dei sistemi a grande interfase) del campus
universitario fiorentino.
Nell'intervista rilasciata
il 27 aprile su 'La repubblica' egli spiega come i ricercatori del
CSGI hanno realizzato due progetti per
l’utilizzo di nanoparticelle di idrossido
di calcio per salvaguardare dall’invecchiamento sia gli affreschi
che i libri antichi.
E’
noto che la presenza di acidi nella carta è il maggior responsabile
della degradazione, con
conseguente perdita di informazioni e di importanti documenti
storici. Molte tecniche
e prodotti sono stati studiati o sviluppati allo scopo di eliminare
l’acidità dalla carta, ma
l’uso di soluzioni acquose di calcio, magnesio e idrossido di bario
hanno dato risultati poco
confortanti con diversi effetti non desiderati, a causa delle forti
condizioni alcaline. Una
soluzione particolarmente interessate è stata proposta dal CSGI
utilizzando idrossido
di calcio, un eccellente deacidificatore, il quale diventa un ottimo
sistema per neutralizzare
gli acidi, una volta diventato carbonato di calcio. Il progetto
denominato “ NANOTECHNOLOGY
FOR PAPER DEACIDIFICATION: BASIC DISPERSIONS THEIR PREPARATION
AND USE IN PROCESSES FOR PAPER DEACIDIFICATION“, prevede l’uso
di nanoparticelle di idrossido di calcio disperse nell’alcool, le
quali penetrano nella carta
offrendo una innovativa soluzione per la deacidificazione,
riequilibrando il ph a 7,5-8,
quota ottimale per la conservazione della carta.
Le
nanoparticelle di idrossido di calcio sono state considerato anche
come un’ottima soluzione
per il rinforzamento dei dipinti sui muri, in quanto chimicamente e
fisicamente
compatibili ed in grado di penetrare nei pori del muro stabilizzando
il dipinto e preservando
i colori ed i tratti originali dell’opera. Sfortunatamente la poca
solubilità dell’idrossido
di calcio nell’acqua ha creato diversi problemi per l’applicazione
della tecnica, oltre
alla negativa formazione di una patina bianca sul dipinto.
Nel
progetto denominato “ NANOTECHNOLOGY IN C.H.C.: CONSOLIDATION OF
FRESCOES”
i ricercatori del CSGI hanno sintetizzato nanoparticelle di Ca(OH)2,
ottenendo
un solvente stabile. La dispersione stabile di idrossido di calcio è
stata applicata con
successo, durante la restaurazione del dipinto a muro da Santi Tito
nella Cattedrale di
Firenze.I nuovi procedimenti sono stato subito brevettati ed
attualmente sono in corso
esperimenti e test in diversi Paesi.
Al fine di approfondire e di incrementare l'interesse per il binomio scienza-restauro, vi rimando alla seguente pagina:
http://www.toscanarestauro.it/pdf/scienza-dedicata-restauro.pdf#page=1&zoom=auto,0,800 , che tratta in particolare la scienza applicata al restauro delle opere d'arte nel territorio toscano.
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